CAPITOLO 3 – L’OTTOCENTO (PRIMO VENTENNIO)

Uno dei palazzi crucolesi più antichi, affacciato sulla centralissima Piazza Di Bartolo

Attraverso il nostro percorso della storia crucolese ci ritroviamo nel lontano capodanno del 1813: è il più vecchio documento da me trovato, cioè un «Verbale Decurionale delle sedute dal 1813 al 1815».

Proprio il giorno di capodanno si riunisce il «Decurionato» per la nomina del nuovo sindaco, nella persona del Sig. Lorenzo Susanna, del Primo Eletto Capo della Polizia Comunale, Sig. Girardo Nucaro, e del Secondo Eletto Coadiutore, Sig. Tommaso Salvato. 

E qui apriamo una breve parentesi per dare alcuni ragguagli ai lettori. Il Decurionato era in pratica l’odierno Consiglio Comunale ed esso cercava, a volte senza successo, di difendere gli interessi e le cause dei cittadini dai soprusi dell’altra «amministrazione», più potente, quella del Signorotto locale e della sua famiglia, arroccati nel Castello. Questo Decurionato durava in carica per due anni o anche di più, cioè fino a quando l’Intendente della Provincia non richiedeva i nominativi dei nuovi decurioni. E a quel punto, in una seduta decurionale, venivano proposti i nuovi nominativi da comunicare all’Intendente, il quale poi faceva la sua approvazione.

Scorcio del Castello di Crucoli

Stesso discorso poi per la Giunta, chiamata semplicemente Amministrazione, composta dal Sindaco, dal Primo Eletto e Capo della Polizia Comunale e dal Secondo Eletto (un assessore collaboratore), tutti e tre in carica per due o tre anni.

Decurionati e amministratori venivano scelti (o proposti) facendo riferimento alle Liste degli Eleggibili del Comune, ed essi dovevano essere «senza macchie penali», onesti, diligenti, intelligenti e spesso non era richiesto l’alfabetismo. A Crucoli i Decurioni erano dieci più tre amministratori.

I POSSEDIMENTI DELLA PARROCCHIA

La Chiesa dei SS; Pietro e Paolo

Con data del 20 gennaio 1813 il Decurionato delibera l’istituzione di un «Libro-Verbale» contenente la rendita della parrocchia crucolese (probabilmente quella di S. Pietro, n.d.a) e dispone che venga prelevata dalla cassa comunale una qualsiasi somma in favore della parrocchia stessa, nel caso che la rendita di questa non sia sufficiente al mantenimento del Parroco. Dai dati ricavati dal «Catasto Provvisorio» del comune risulta che la Parrocchia possedeva «otto pezzi di terreno aratorio, una bottega ed un orto». Ancora più interessanti i dati relativi ai Beni Demaniali del Comune di Crucoli, resi noti nella seduta decurionale del 30 giugno dello stesso anno: estensione totale dei Fondi Comunali tomolate 2.390, Porzioni divisibili tomolate 1.388 (circa 463 ettari). Queste ultime probabilmente erano fondi a beneficio dei cittadini, mentre a beneficio del demanio comunale andavano fondi tutti boschivi oltre a tomolate 350 (116 ha) di terre inutilizzabili e tomolate 26 (8,5 ha) di falde «di monti troppo irti».

1815 – LAVORI PER IL PALAZZO COMUNALE

Il palazzo municipale di Crucoli (vista antica)

Il 5 giugno di questo anno, essendo stati ultimati i lavori di restauro del Palazzo Comunale (di cui non si menziona la zona di ubicazione, n.d.a.), per opera dei «periti muratori» Domenico Di Bartolo e Gaetano Tinelli, il Decurionato, presieduta dal Sindaco Lorenzo Susanna, delibera la somma di ducati 26 come pagamento per i suddetti lavori. 

Nel luglio dello stesso anno rileviamo un episodio molto particolare: il sindaco è vittima di un sopruso molto frequente in quei tempi. Trovandosi a passare nel territorio di Crucoli, il Capitano Palenza, del «Real Reggimento Palermo», il Tenente Ursini, il «Capitano degli Scelti» Filippo Labonia ed il tenente della Gendarmeria, Mezzacara, con al seguito 70 soldati armati e un gruppo di cavalleria, costringono il sindaco, minacciandolo, a fornire loro carne, pane, vino e alimenti per i cavalli durante 5 giorni di permanenza nelle vicinanze di Crucoli. Avendogli poi gli stessi ufficiali negato il rilascio dei «Buoni in regola» (in pratica delle ricevute) il sindaco, nella seduta del 23 luglio presentò regolare richiesta al Comune della somma da lui sborsata per le suddette forniture. Ovviamente il Decurionato deliberò tale rimborso, che ammontava a 33,99 ducati.

1816 – RINNOVATE LE CARICHE ISTITUZIONALI

Il 2 agosto da Cosenza giunge a Crucoli un comunicato dell’Intendente della Calabria Citeriore (la Calabria Citeriore era la provincia calabrese, con capoluogo Cosenza, a Nord del fiume Neto, n.d.a.) con il quale venivano nominati i nuovi Decurioni comunali nelle persone di: Saverio Amantea, Cataldo Ausilio, Cataldo Ciccopiedi, Domenico Di Sessa, Ignazio Grisolia, Giovanni Guzzo, Giuseppe Lamanna, Donato Leggio, Pasquale Scalise, Pasquale Toscano.

Panoramica di Crucoli in inverno

Poco tempo dopo (il 15 novembre) giunge da Cosenza anche la nomina dei nuovi amministratori, precedentemente proposti dal Decurionato crucolese, per il periodo 1817/18, e cioè: Tommaso Lamanna, sindaco, Vincenzo Susanna, Primo Eletto Capo della Polizia, Ilario Cavaliere, Secondo Eletto Coadiutore, i quali, è scritto, “Prenderanno carica dal 1° Gennaio 1817”.

Nel febbraio del medesimo anno, su disposizione dell’Intendente, il Decurionato nominò una «Guardia Rurale», addetta alla custodia del territorio crucolese, nella persona del Dott. Giuseppe Lamanna, 40 anni.

1817 – L’OROLOGIO E LA FONTANA

Ancora oggi, per viva voce di molti crucolesi, si sente parlare di un orologio comunale un tempo situato nel rione S. Maria e da molti anni inesistente. A dimostrazione che esso era di vecchissima costruzione abbiamo trovato traccia in una riunione amministrativa del 2 giugno 1817 nella quale, esaminata la perizia effettuata per la riparazione di detto orologio, in avaria da più tempo, veniva deliberata la somma di 10 ducati e 50 grana da destinare alla sua riattiva­zione.

Nel ferragosto dello stesso anno venne stabilito dal civico congresso di provvedere al più presto alla riparazione della fontana pubblica (unica allora a fornire acqua potabile ai crucolesi, n.d.a.), vista la perizia effettuata del muratore Domenico Di Bartolo. In quella stessa seduta venivano nominate tre Guardie Rurali (o Guardaboschi), su disposizione dell’Intendente della Provincia, nelle per­sone dei sigg. Don Giuseppe Lamanna, Salvatore Varano e Cataldo D’Amico.

A quei tempi erano piuttosto ricorrenti gli esposti contro l’amministrazio­ne locale da parte di grossi proprietari che si dichiaravano creditori della stessa e quindi esigevano i dovuti rimborsi. Così accadde che la famiglia Siciliani di Cirò, nella persona del Cav. Don Ferdinando, presentò nel 1817 un esposto all’Intendente della Provincia, nel quale dichiarava che la sua famiglia era creditrice del comune di Crucoli di 64 ducati, pagati dai Siciliani come contribuzione fondiaria del fondo Frassìa nel periodo 1809-1810. Tale somma era a carico delle casse comunali crucolesi, affermava il Cav. Ferdinando, e non della famiglia Siciliani, come erroneamente stabilito. Infatti nella seduta del 25 settembre 1817, il Decurionato prese atto della situazione e deliberò la precisa somma di 64 ducati in favore dei Siciliani di Cirò.

Nella seduta del 12 ottobre dello stesso anno si ritorna a parlare della popolazione crucolese, allorché il Decurionato, su richiesta dell’Intendente Provinciale, provvede a stilare l’elenco degli artigiani o negozianti di Crucoli ai quali presentare successivamente la tassazione prevista dalla legge.

 La lista era composta da una diecina di attività tra cui annotiamo: Giuseppe Montagnese, di anni 46, mastro calzolaio e negoziante, Gennaro Macrì, di anni 58, bottegaio, Lorenzo D’Afflitto, di anni 30, mastro ferraro e proprietario, Giovanni D’Amico,  di anni 30, calzolaio e proprietario.

1818 – PERIZIE, PROGETTI E LAVORI PUBBLICI

E’ un anno intenso di perizie e progetti, sul tavolo delle varie sedute decurionali. Iniziamo dal 27 maggio quando gli amministratori prendono visione della perizia, effettuata dall’Arch. Antonino Pignataro di Cirò, riguardante il cimitero di Crucoli che era giunto al limite massimo della capienza di tombe e necessitava urgenti ampliamenti. Tant’è che viene subito deliberato che lo stesso Pignataro provvedesse a redigere il relativo progetto.

Scorcio di via Annunziata

 Il 14 giugno invece il Decurionato si trova ad esaminare altre due perizie redatte sempre dal Pignataro riguardanti opere pubbliche di prima necessità: la prima riguardava la strada che andava “da S. Elia sino alle Manali, – è scritto nel verbale – della larghezza di 16 palmi”; la seconda era la strada che andava dalla «Piazza» fino al «Cavalcatoio», larga «palmi 12». Nelle perizie erano inclusi inoltre ammodernamenti di muri, di silicate» e riparazione e chiusura del recinto della fontana pubblica. Il tutto per una spesa prevista di 2016 ducati.

Ed infine il 20 agosto, il Decurionato, presa visione del progetto di restaurazione della Chiesa di S. Pietro, presentata dall’Architetto Pignataro, deliberò:

Facciata di ingresso della Chiesa dei SS: Pietro e Paolo

1) che l’appalto dei lavori venga aggiudicato al migliore offerente; 2) che i lavori si eseguano entro il mese di Maggio 1819 sotto la sorveglianza di un’apposita commissione comunale; 3) che il legname usato venga fornito dal comune; 4) che il materiale vecchio, riutilizzato dall’appaltatore, venga prima controllato dai periti; 5) che all’appaltatore vadano 3/4 dell’importo stabilito dalla perizia. Egli verrà pagato a fine lavori, dopo che saranno riconosciuti regolarmente eseguiti; 6) che l’aggiudicatario dell’appalto, al momento dell’ultima ag­giudicazione, dovrà dare idonea cauzione approvata dal sindaco; 7) le spese di carta bollata, registro, banditore o altre occorrenze andranno a carico dell’aggiudicatario.”

1819 – ANCORA NOMINE ED ELEZIONI

L’8 agosto 1819, come prescritto dalle allora vigenti disposizioni legislative che ordinavano la scelta negli eleggibili di un Comune del Sindaco, del Primo e del Secondo eletto, e visto che nel dicembre di quell’anno terminavano il loro mandato i Signori Tommaso Lamanna (sindaco), Vincenzo Susanna (1°eletto) e Ilario Cavaliere (2° eletto), il Decurionato si riunì per proporre le relative terne di eleggibili in loro sostituzione.

Tali terne, nelle quali dover poi scegliere i nuovi amministratori, erano così composte: per la carica di Sindaco, Don Giuseppe Lamanna, Don Francesco Amantea, Domenico Ciccopiedi;  per la carica di Primo Eletto Capo della Polizia comunale, Donato Leggio, Cataldo Ciccopiedi, Gennaro Macri; per la carica di Eletto Coadiutore, D. Giuseppe Grisolia, Domenico Di Bartolo, Cataldo Cornero; per la carica di Cassiere Comunale, D. Domenico Parise, Pasquale Toscano, Pasquale Scalise. Per quanto ci risulta però, queste terne, poi comunicate all’Intendenza della Provincia, non furono mai prese in considerazione, dato che ne uscì eletto il solo sindaco, nella persona di D. Giuseppe Lamanna.

Restiamo in argomento. Il 29 dicembre di quest’anno il Decurionato nominò cassiere provvisorio del Comune il Decurione Ilario Cavaliere, in attesa che il Parlamento Nazionale emanasse precise disposizioni in merito. Nel successivo giorno di Capodanno venne nominato medico condotto dei crucolesi il «Dott. Medico Chirurgo» Don Tommaso Lamanna, che avrebbe percepito regolare stipendio fino al 31 dicembre dello stesso anno.

1820 – IL NUOVO SINDACO, NESSUN SINDACO

Il 25 febbraio si riuniscono nella Casa Comunale 41 elettori per procedere alla nomina dei nuovi amministratori crucolesi. A maggioranza di voti vengono eletti: Don Gaetano Palopoli, nella carica di sindaco; Don Lorenzo Susanna, nella carica di Eletto Coadiutore, Don Domenico Acri, come Primo eletto e Capo della Polizia; Don Gennaro Foglia, nella carica di «Giudice Municipale» e i Decurioni Pasquale Scalise, Giuseppe Montagnese, Domenico Di Bartolo, Francesco Amantea, Roberto Grisolia, Francesco Clausi, Salvatore Vaiano, Antonio Madera, Gennaro Di Grazia e Cataldo Ciccopiedi.

Un tipo di scelta collettiva, questa, (sebbene da parte di soli 41 sottoscrittori) che troviamo per la prima volta tra i verbali decurionali, ma altrettanto unico è il fatto che il nuovo Sindaco eletto (Palopoli) mai prese mandato della sua carica, come si rileva dai verbali successivi, tantomeno ne fu chiarito mai il motivo.