CAPITOLO 8 (ULTIMO) – DAGLI ANNI 20 A META’ NOVECENTO

1923 – LA FESTA PATRONALE

La Madonna di Manipuglia

La Festa di Manipuglia, in onore della Vergine Protettrice di Crucoli, è ormai una manifestazione dalle origini molte lontane. Ogni anno in aprile è solito costituirsi il Comitato organizzatore formato dai cittadini che si offrono volontariamente. Infatti in un documento del 5 aprile 1923 leggiamo di una riunione del Comitato, tenutasi nella casa comunale. In quella prima seduta furono nominati Presidente e Cassiere rispettivamente il Cav. Leonardo Di Bartolo ed il Sig. Fran­cesco Turano. Altri componenti erano Francesco Siverino, Antonio Celsi (di Giuseppe), Michele Perri, Guglielmo Vitali e Domenico Rinzelli.

Ed a proposito delle Feste religiose, un’ordinanza della «Regia sottoprefettura di Cotronei», in data 29/9/1926 faceva divieto di balli pubblici in occasione di festività religiose. Tra l’altro il documento affermava che «…Tale usanza, in quanto contrasta con lo spirito di austerità e di costumatezza, reca offesa al sentimento dei fedeli».

Un altro aspetto importante della Festa patronale crucolese è sempre stato quello economico, cioè la raccolta delle offerte da parte dei cittadini per poter affrontare necessarie spese di organizzazione.

Così, nel resoconto finale delle festività del 1927 troviamo alcune cifre degne di nota: l’incasso finale fu di  £. 18.597, grazie alle offerte dei fedeli, i quali naturalmente donavano per ciò che possedevano. Si andava infatti, tanto per fare un esempio, dalle 400 lire offerte dal Sig. Giuseppe Risoleo di Giovanni, alle 200 delle famiglie Palopoli e Fabiano, alle 100 lire del dott. Raffaele D’Afflitto, per arrivare alle 10 lire di gran parte dei cittadini, come il sig. Giacinto Smurra ed il Sig. Raffaele Bruno. La spesa totale invece ammontava, per quell’anno, a L. 12.144 e tra le varie voci di «uscite» troviamo la onnipresente e tradizionale Zampogna (L. 650), l’arciprete (639), la banda musicale (500 lire) ed il Maestro della banda (529 lire!). Annotiamo che alla voce «arciprete» erano comprese tutte le spese religiose, e comunque c’è da dire che una lira di allora corrispondeva a circa due euro di oggi. Comunque la restante somma di 6.453 lire veniva depositata su un libretto postale, per essere sommata poi nella manifestazione dell’anno dopo.

      1930 – LE ATTIVITA’ COMMERCIALI

Nonostante Crucoli non raggiunse mai un elevato numero di abitanti, le attività commerciali e artigianali del piccolo centro ionico risultavano essere non poche e di diverso genere.

Annualmente veniva stilato dal comune un elenco in tal senso e nel luglio del 1930, ad esempio, risulta esserci questa situazione (“statino”): l’esercizio più numeroso era quello di tipo alimentare con 10 attività; seguivano i calzolai con 7 e le «bettole» (osterie, n.d.a.) con sei attività; quattro erano poi i medici (tutti di casate benestanti) e tre le macellerie. I fabbri e i bar erano due come i mulini (tanto necessari un tempo e di proprietà dei sigg. De Sessa e Guscimà). Vi erano tre «macinini» e un frantoio (detto «trappito»). Seguivano poi le altre attività singole: un esattore, una farmacia, un falegname, un pescatore (presenza alquanto rara dato che allora Torretta era costituita da poche costruzioni attorno alla Stazione ferroviaria), ed infine addirittura una «Cassa Rurale Istituto Bancario».

IL BILANCIO COMUNALE

Sempre in tema di cifre è curioso riportare uno degli annuali verbali di «Chiusura d’Esercizio» del comune di Crucoli. Abbiamo preso in esame il resoconto del 31 dicembre 1930 (anno IX) dal quale risultava:

 CONTO DI CASSA

Riscossioni                 £. 134.013,17

pagamenti di competenza                    £.151.153,44

credito contabile        £. 17.140,27

CONTO DI AMMINISTRAZIONE

somma da riscuotere   £. 22.066,20
totale attivo              £. 20.269,89
avanzo di amministrazione £. 1.796,31

                                 (firmato) Il Podestà De Bartolo Leonardo

1942 – BOTTEGHE ARTIGIANE         

Infine un’altra curiosità è rappresentata da un elenco di artigiani stilato il 15/10/1942, ritenuti aventi diritto al «Libretto di Mestiere» di allora. L’elenco comprendeva 4 falegnami (tra cui Vincenzo Costantino, al momento richiamato alle armi), 5 fabbri (come Bruno Gaetano), un meccanico, Giovanni Anania , anch’esso richiamato alle armi, tre sarti da uomo (tra i quali Giacinto Smurra), due sarte da donna, Annina Ciccopiedi  fu Ferdinando e Rosina Leto , ben 12 «riparatori e produttori di calzature a mano» (trascrizione letterale), come Pasquale Cornicelli e Francesco Cantelmo, tre «barbieri parrucchieri e affini», tra cui Cataldo Lamanna  e Gaetano Scervino , e addirittura 21 «trasportatori di cose mediante veicoli a trazione animale», tra i quali Antonio Mazzei  fu Francesco.    

LA FINE DEL RACCONTO

A questo punto il nostro viaggio nel passato si conclude. Abbiamo cercato in qualche modo di documentare di Crucoli anche attraverso le vicende a volte tristi e a volte liete che hanno caratterizzato la vita del nostro piccolo centro collinare. Avevamo già premesso un cambiamento di linguaggio tra la storia antica della prima parte e il riferimento cronologico della seconda, per cui non ci si infastidisca dal nostro «salterellare» tra un decennio e l’altro, a partire dagli inizi dell’Ottocento. Una ricerca che si è fermata agli anni tristi della seconda guerra mondiale, anni di povertà e di disperazione, di dolore e di voglia di ricostruire una società migliore.

Forse, anzi sicuramente, dal ‘42 ad oggi qualcosa di interessante è successo nella vita amministrativa crucolese, ma trascriverne la cronaca significava voler sminuire il senso di mistero e di curioso che del passato ci affascina e ci appassiona. Per cui ci pare giusto lasciare ad altri la possibilità di mettere alla luce nuove documentazioni e nuovi commenti.

Da parte mia la viva speranza di aver contribuito, del tutto disinteressatamente, a far conoscere lo stile di vita e le vicende di tanti nostri antenati, i quali, seppur in piccolo, sono stati i protagonisti (senza gloria!) della storia di Crucoli, un tranquillo paesino affacciato sullo Jonio la cui vita è protesa oggi verso un futuro incerto e forse mai più ricco di emozioni e umanità, come in questa storia che è giunta ormai alla fatidica e amara parola

Fine.